Storia d’emigrante (Canti popolari) di Teresa Merante version
LETTERA AD UN DICIOTTENNE CALABRESE EMIGRATO PER LAVORO
Alcune volte sembra più facile abbandonare tutto e tornare in quella terra che seppur malata, (perché senza sbocchi lavorativi, senza servizi, senza divertimenti, in poche parole senza futuro) è pur sempre la tua terra, ed il suo richiamo è forte e distruttivo come una bomba atomica.
Poi però, una volta passato l’attimo di nostalgia, delle tue radici e della tua gente, ci pensi un attimo e dici….. E poi chi cazzu fazzu? Na vota chi tornu giu? Passiju a matina u su liberu u pomeriggiu? ( E poi che cazzo faccio? una volta che torno giù al paese? passeggio il mattino per essere libero il pomeriggio?)
Sicuramente ritroveresti la famiglia, le tradizioni, gli amici. Ma tu torneresti ad essere quello che eri prima, le tue esigenze non potresti mai appagarle in quella terra tanto AMATA, ma anche tanto AMARA E DISGRAZIATA.
No non ci riusciresti senza il sacrificio di STARE LONTANO.
Un giorno, spero
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