Intervista del Direttore de “l’Ortis“ Lorenzo #Valloreja riguardo il conflitto tra Israele ed #Hamas
LETTERA APERTA AI CITTADINI E RISERVISTI DELLO STATO D’ISRAELE
In questa domenica di sole e di vento, come ogni abruzzese medio, anch’io sono impegnato sul mio terreno nella raccolta delle olive. Mentre le drupe mi cadono benignamente sul capo, non posso fare a meno di pensare al fatto che, se io e tutta la mia gente curiamo questi ramoscelli, simbolo di pace, c’è chi, in Palestina, accudisce altri strumenti, simbolo di morte. E anziché sentire piovere sulle teste le olive, essi vedono scendere le bombe e tutto questo è non solo ingiusto, ma anche disumano.
Disumano come le morti dei tanti ebrei e dei tanti innocenti che brutalmente hanno perso la vita il 7 ottobre scorso e per i quali tutta l’umanità e tutti gli uomini di buona volontà sono vicini allo Stato d’Israele. Ma questo non significa, non può giustificare il fatto che la vittima possa a sua volta trasformarsi in carnefice ed essere più brutale dell’assassino. Ne va della dignità della vittima e di tutta la civiltà che per essa si è rammaricata.
Infatti, Israele è comunemente riconosciuta come una democrazia e le democrazie, per quanto possano essere ferite, non garantiscono riparazione ai torti subiti attraverso l’applicazione di una giustizia violenta, arbitraria, folle o misteriosa. Se lo Stato d’Israele seguisse questa via, non sarebbe più una democrazia ma un regime dittatoriale.
Dunque come può il Ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, rispetto all’attacco su Gaza dichiarare: “I nostri soldati non saranno ritenuti responsabili di nessun crimine e non ci saranno tribunali militari … In Israele sono abolite tutte le regole di guerra”?
Egli forse è rimasto ai tempi del Processo di Norimberga - quando il Tribunale Militare Internazionale condannò a morte, mediante impiccagione, 11 gerarchi nazisti responsabili della Shoah, i quali, una volta uccisi furono cremati a Dachau e le loro ceneri disperse presso un fiume imprecisato della Germania – o a quello del 1961 ad Eichmann, dove, come nel caso precedente, anch’egli fu prima messo a morte, poi cremato ed infine disperso?
Ebbene i tempi non sono solo cambiati, sono anche più maturi, e l’umanità tutta è entrata in un altro grado di consapevolezza e senso di giustizia.
Chi sta con la democrazia, la libertà e la giustizia, si sente in dovere di punire per rieducare, rendere testimonianza alla verità, e dare l’esempio, non di infliggere una pena per il solo gusto di vendicarsi. I terroristi sono criminali? Certo! Ed anche della peggior specie ed in quanto malfattori possono essere accostati ai mafiosi, delinquenti che ben conosciamo in Italia.
Ebbene, a seguito delle stragi mafiose del 1992/93 non è che la Repubblica Italiana si è messa a bombardare la città Corleone o qualsiasi altra località in odor di mafia.
Abbiamo scelto, in quegli anni difficili, la strada del 41bis ed ancora oggi, essa, ci ha salvato da tante situazioni pericolose.
Dunque, isolare il terrorismo, non è solo una strada, è una priorità, così come coltivare il dialogo ed il rispetto reciproco sono l’unica stella polare che potrà condurci alla pace, perché la semplice tolleranza non è mai una bella cosa in quanto, come dice l’etimologia stessa della parola, ci porta solo a sopportare l’altro mentre rispettare significa aver riguardo per qualcuno, conoscerlo.
L’odio chiama solo l’odio e se si è veramente democratici e nel giusto, allora bisogna saper dare anche l’esempio attraverso la misericordia della moderazione e dell’esempio.
Se non fosse così perché mai il Tribunale Penale Internazionale per i Crimini di Guerra nell’ex-Jugoslavia ha condannato a morte i criminali Serbi?
Semplice, perché il fatto che loro siano stati degli assassini non può in alcun modo far si che la giustizia scenda al loro livello.
Quindi, perché mai, nel 2023, lo Stato d’Israele vuole condannare a morte, di fatto, i Palestinesi di Gaza?
Sulla base di quale principio umano si può giustificare una simile azione?
E poi, siamo sicuri che Tel Aviv, così facendo, stia condannando a morte solo i Palestinesi o non anche i propri riservisti?
Mi rivolgo pertanto a voi, cittadini e riservisti dello Stato d’Israele parafrasando il discorso di Charlie Chaplin ne “Il Grande Dittatore” affinché abbiate il coraggio di ribellarvi a tutto questa situazione: “Non cedete a dei bruti, uomini che vi disprezzano e vi sfruttano … Non vi consegnate a questa gente … Voi avete l’amore dell’umanità nel cuore, voi non odiate, coloro che odiano sono quelli che non hanno l’amore altrui … Non difendete la schiavitù, ma la libertà! Voi, il popolo, avete la forza di creare la felicità, voi il popolo avete la forza di fare che la vita sia bella e libera, di fare di questa vita una splendida avventura. Quindi in nome della democrazia usiamo questa forza, uniamoci tutti! Combattiamo per un mondo nuovo che sia migliore, che dia a tutti gli uomini lavoro, ai giovani un futuro, ai vecchi la sicurezza … nel nome della democrazia siate tutti uniti” … e chiedete la pace e vi sarà data!
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